L’anima ha un suo peso. Lettura immaginale del Castello Errante di Howl

Il Castello Errante di Howl, è un film d’animazione del regista Hayao Myazaki tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice Diana Wynne Jones, e racconta la storia di un Mago di nome Howl che vende la sua ad un demone per acquisire un potere ancora più grande. Solo l’amore della protagonista femminile, Sophie, saranno in grado di sciogliere questo oscuro incantesimo.

Fin dall’inizio la storia sembra contenere tutti gli elementi di una fiaba: il castello, la strega cattiva e la sua maledizione, una protagonista femminile, la principessa, e un protagonista maschile, un principe biondo dagli occhi azzurri. Sembra quasi di essere all’interno di una fiaba Disney per bambini, con riferimenti più o meno espliciti alla Bella e la Bestia. In realtà questo è un film per “adulti” perchè tutti i capolavori firmati Miyazaki, al di là del significato letterale, nascondono significati ben più profondi.

Vediamo quindi quali sono gli archetipi, i miti e i simboli di questo film d’animazione.

Il Castello

Nella prima scena del film vediamo un castello sghangherato muoversi nello spazio uscendo da una fitta nebbia per dirigersi sui monti. Nel linguaggio simbolico la nostra casa, in questo caso il castello, rappresenta l’Io.

Il modo in cui viviamo la nostra casa è lo specchio della nostra personalità. La casa è un luogo dai significati psicologici nascosti. È uno spazio personale, interno, che si contrappone a tutto ciò che è invece esterno. 

Lo psicoanalista Alberto Eiguer, autore de “L’inconscio della casa”, ha individuato cinque funzioni che la casa dovrebbe svolgere:

  • Contenimento, che differenzia l’interno dall’esterno e crea un clima di intimità. La nostra casa ci contiene proteggendoci da quello che c’è fuori e ci permette di vivere ciò che è dentro.

  • Identificazione. La casa è una rappresentazione di noi stessi e ci riconosciamo in essa. La casa, e il modo di arredarla e viverla, diventa una rappresentazione delle nostre caratteristiche.

  • Continuità storica. La casa trasmette la memoria familiare e spesso viene donata dai padri ai figli o viene ereditata, acquisendo così un valore simbolico che va oltre a quello economico e lega il passato al futuro.

  • Creatrice degli spazi. La casa ci permette di avere degli spazi nei quali possiamo esprimerci e possiamo essere creativi senza che nessuno possa limitarci.

  • Estetica, nell’armonia delle forme. All’interno della casa, siamo noi a definire l’armonia e decidiamo dove sistemare gli oggetti: il tavolo e le sedie, il divano, la scrivania o il letto, a seconda dei nostri personali gusti.

Il castello invece viene spesso localizzato in cima alle montagne, isolato dal resto del mondo, e rappresenta un simbolo di nobiltà. Tutto quello che rimanda all’immagine del castello rappresenta forza, potere, stabilità ma se consideriamo il castello come l’ dell’essere umano, la psiche, le sue segrete rappresentano l’inconscio.

Nel film il castello rappresenta l’identità del personaggio principale: Howl. Come lui è sempre in movimento e ha delle zampe enormi che lo conducono da una città all’altra, perché come Howl è in fuga e non ha ancora deciso dove stare.

Ma soprattutto all’interno del castello regna caos e disordine. Nessuno fa le pulizie e il luogo è vissuto solo come spazio momentaneo dove espletare i bisogni primari: mangiare, lavarsi e dormire. E’ una casa senza anima. 

La maledizione della strega delle Lande

Come nel mito greco di Amore e Psiche, o nella fiaba della Bella e la Bestia, il protagonista maschile e/o quello femminile vengono colpiti da una maledizione che cambia il loro aspetto fisico. La maledizione, in questo caso, non è una punizione ma rivela a chi ha subito il maleficio la sua vera natura interna, ciò che dimora nell’inconscio, prima della metamorfosi.

Psiche viene avvertita da Eros di non accendere mai la luce per vedere il suo amante, il più bello degli Dei, con cui può passare solo le ore notturne. Ma lei non si fida e asseconda le voci delle sorellastre invidiose che le instillano il dubbio. Deve vedere con i suoi occhi se è effettivamente Eros ad amarla e quando accenderà una candela nel buio per rendersi conto che al suo fianco c’è realmente il Dio dell’Amore, una goccia di cera cadrà sul corpo statuario del Dio ed Eros si dileguerà per sempre. Perché senza fiducia non può esserci Amore.

C.G. Jung sostiene che un mito universale che esprime un processo di risveglio è quello della Bella e la Bestia. La Bella rappresenta tutte quelle ragazze o donne che sono prigioniere di un legame emotivo con il proprio padre proiettato nell’idea di un amore idealizzato e perfetto mentre la Bestia è colui che desta nella fanciulla la potenza dell’amore umano come forma animale (perciò imperfetta) ma fortemente erotica. La Bestia, della fiaba, appare solo all’esterno come un principe ma si comporta come un’animale nella vita seguendo solamente gli istinti egoistici. La maledizione svela all’esterno quello che già era presente all’interno della psiche, nelle sue profondità inconsce.

Così anche nel film, Sophie era già “vecchia” dentro prima di essere trasformata in una vecchietta. Sophie è la primogenita degli Hatter, a lei spetta la gestione del negozio di cappelli lasciato dal padre. E’ legata al padre. Fin da subito ci viene presentata come una giovane donna introversa e silenziosa che compiace gli altri e il suo atteggiamento, che sembra umile, in realtà ci racconta di una mancanza di stima in se stessa e una tristezza nell’ che si evince anche dal modo di vestirsi “grigio” che contrasta con i colori vivaci dei cappelli che produce o dei vestiti delle altre donne intorno a lei.

Quando le viene detto dalle colleghe: “Howl potrebbe gremirti il cuore”, dopo aver intravisto il castello in lontananza e spettegolato tra loro, lei risponde con rassegnazione: “non c’è pericolo, Howl corteggia solo le belle donne”.

Tornando a casa durante una parata militare, due grossi ragazzoni in divisa le si avvicinano molestandola e viene salvata dal bellissimo Howl che le fa fare una passeggiata volando sui tetti della città. Questo incontro farà ingelosire la Strega delle Lande, segretamente innamorata del Mago, che presentandosi in negozio nell’ora di chiusura, lancia una maledizione alla ragazza e la trasforma in una vecchietta.  Non potrà raccontare a nessuno quello che le è successo.

Paradossalmente, dopo il panico iniziale, Sophie accetta di buon grado la nuova immagine e si trova bene nella condizione di vecchia tanto da non lamentarsi neanche più di tanto dei dolori alla schiena e scherzando sulla vecchiaia che le permette di lasciare la città e il lavoro che, in fondo, neanche le piaceva veramente ma svolgeva solo per portare avanti la tradizione familiare.

Spesso ci vuole una profonda crisi, una malattia, un evento doloroso per svegliare le persone e farle uscire dalla propria zona di comfort. Per Sophie la maledizione della Strega delle Lande è un’opportunità per cambiare.

Sophie, il Senex e il Puer

Nonostante sia giustamente arrabbiata con la Strega, Sophie si mette in cammino, fa una scelta, e si allontana dalla città scalando la montagna per trovare una soluzione. A volte dobbiamo allontanarci, anche fisicamente, dai problemi quotidiani per guardarli dall’alto o da un’altra prospettiva.

Sophie incarna l’archetipo del Senex, che in latino significa “il vecchio o la vecchia”. Dopo un primo momento di panico nel non riconoscersi allo specchio, parte alla ricerca di una soluzione lasciandosi alle spalle non solo la città e il suo lavoro ma lo stile di vita e di pensiero di questo archetipo: il tradizionalismo, la rigidità, il bisogno di ordine e l’umore depresso per maturare, durante il corso del film, l’aspetto evolutivo: la maturità, la saggezza, il senso di responsabilità della propria vita.

Come ci ricorda lo psicoanalista Guggenbhul-Craig l’immagine del vecchio saggio può essere arricchita con quella del vecchio stolto ovvero con la possibilità in vecchiaia, come ci dimostra Sophie, di tornare a essere buffoni, smemorati e giocosi come eravamo da bambini.

C’è un tempo per il lavoro e uno per l’ozio. Sophie li sperimenta entrambi, rimboccandosi le maniche, pulendo da cima a fondo il castello di Howl, e prendendosi dei momenti di pace e solitudine contemplando i paesaggi meravigliosi che incontra durante le pause che il castello fa nel suo errare.

Ed è così, mettendosi al servizio degli altri, che inizia a conoscere veramente il suo carattere, il suo Daimon, perché come ci ricorda James Hillman: «Nasciamo con un carattere; ci viene dato, è un dono dei guardiani della nostra nascita, come dicono le vecchie storie… ognuno entra nel mondo con una vocazione.» 

La vocazione di Sophie è quella di prendersi cura degli altri.

L’incontro con il castello errante, rappresenta quello che le mancava e che mancava ai suoi abitanti: l’amore e il calore che Sophie finalmente riesce a donare, aprendosi all’altro, facendo subito amicizia con Calcifer, il demone del fuoco, e conquistando Markl, un piccolo allievo che Howl tiene con sé facendogli sbrigare tutte le sue pratiche più noiose travestito da maghetto: ricevere la posta, vendere pozioni magiche, fare la spesa. Markl, che per alcuni rappresenta il “bambino interiore” di Howl, è l’opposto del Senex, il Puer “il fanciullo”. Puer che al contrario del Senex vive nel “qui e ora” ama l’esperienza e l’avventura, è leggero, idealista, accattivante, effimero.

James Hillman ha rielaborato una della polarità Senex-Puer, partendo dagli scritti di Jung, portandola al centro della scena come una delle coppie archetipiche che esercitano un influsso potente sulla psiche e sul pensiero moderno proponendo una riconciliazione degli opposti in cui entrambi esercitano un influsso sull’altro.

Sophie inizia a fare dialogare questi due aspetti di sé stessa, non si adatta passivamente alla sua condizione ma la vive attivamente e inizia a percepire i suoi limiti, i suoi difetti, come delle risorse che invece le possono servire a diventare veramente se stessa. Inizia a rendersi conto che invecchiando “ti arriva la furberia”.

E Sophie, durante tutto il film, sembra diventare nuovamente giovane esternamente, quando smette di pensare e comportarsi da vecchia, quando non subisce più le decisioni degli altri ma finalmente decide da se stessa e per se stessa e si espone coraggiosamente, mostrando le sue emozioni e i suoi sentimenti.

Così vediamo il personaggio evolvere, liquidando gentilmente testa di rapa, uno spaventapasseri “magico” che la conduce al castello, prima di intrufolarsi dentro furtivamente, dominare Calcifer, che solo Howl poteva controllare, e durante tutto il film fare di testa sua. Ma soprattutto inizia a pensare a se stessa come le ricorda la sorella minore all’inizio del film: “Sophie, di se stessi si decide da se stessi.

Howl e l’archetipo del Mago

Howl è nipote di un mago e allievo di una delle maghe più famose della sua epoca, Suliman. Pur dimostrandosi uno studente brillante, decide di non accontentarsi e vendere il proprio cuore a un demone di nome Calcifer, per aumentare i propri poteri. Finisce così per vagare di città in città, cambiando identità per non essere trovato dalla Strega delle Lande e dalla sua vecchia Maestra.

Alcuni articoli che ho letto definiscono Howl come un narcisista. Non si può negare che ci siano dei tratti narcisistici spiccati nel suo carattere ma trovo superficiale definire Howl affetto da un disturbo narcisistico. Nel film viene descritto come un vero Casanova affascinante che usa le donne. Questo è quello che però si racconta di lui ma non quello che lui è veramente. Howl è più un istrionico. 

Fin dalla scena, in cui lo incontriamo per la prima volta, salva Sophie mentre viene molestata da parte di due guardie dimostrandosi gentile e servizievole soccorrendola e coinvolgendola nella sua fuga dalla Strega delle Lande. Non chiede a Sophie di uscire con lui o di avere un’avventura sessuale. 

“Il Narcisismo patologico è caratterizzato da una particolare percezione di sé del soggetto definita “Sé grandioso”. Comporta un sentimento esagerato della propria importanza e idealizzazione del proprio sé – ovvero una forma di amore di sé che, dal punto di vista clinico, in realtà è fasulla – e difficoltà di coinvolgimento affettivo. La persona manifesta una forma di egoismo profondo di cui non è di solito consapevole, e le cui conseguenze sono tali da produrre nel soggetto sofferenza, disagio sociale o significative difficoltà relazionali e affettive.”

E’ vero che anche il narcisista inganna per il suo carisma e la sua gentilezza ostentata, chi lo incontra la prima volta, ma per tutto il resto del film non si vede Howl avere una sola relazione con una donna ma essere sempre impegnato al servizio degli altri. Howl cambia identità, si trasforma, come un vero mago. Lui non vuole usare gli altri ma in realtà è più preoccupato di ciò che gli altri possano pensare di lui, come Mago, ha paura di non essere apprezzato da chi lo circonda, e la vergogna lo spinge a fuggire costantemente da sé stesso e dagli altri.

Howl è forte e fragile allo stesso tempo: sembra essere bipolare, perché alcuni giorni è capace di altruismo e gentilezza, i giorni successivi si isola nella sua camera e si deprime. Ma Howl è anche ossessionato dalla propria immagine, è vanitoso, e si costruisce un’identità fittizia, che prova a riempire invano diventando, ogni giorno, ciò che gli altri desiderano. Lo vediamo quando cambia aspetto da principe a mostro, ma anche nel cambio di aspetto dei suoi capelli, per esempio quando Sophie durante le pulizie scombina le sue pozioni e lui reagisce in maniera drammatica al fatto che la sua chioma bionda diventi rossa lasciandosi morire.

Quando Sophie entra nel castello per la prima volta è colpita proprio dal caos e dall’accumulo di oggetti che rappresentano lo stato interno del suo padrone: un guscio con cui si protegge tanto che Howl la prega continuamente di fare pulizie “con moderazione”. E quando Howl perde la pazienza, diventa irascibile e capriccioso ma la sua è insicurezza. E’ stato ingenuo nel cedere il cuore a un demone per realizzare il suo sogno di diventare un grande mago e quel sogno lo sta divorando. Howl è inquieto e incapace di accettare le proprie paure e fragilità. Quando si accorge di mancare di coraggio prova vergogna e si chiude in sé stesso.

L’archetipo del Mago rappresenta lo sciamano, lo stregone, l’alchimista, il guaritore, il veggente, l’oracolo, il sacerdote, l’esorcista e, nella nostra tradizione occidentale, può essere rappresentato da Merlino o Gandalf. Il Mago ha la funzione di consigliare il Sovrano in modo che le leggi che promulga siano collegate con le leggi universali e naturali e, infatti, vediamo Howl trasformarsi in un enorme corvo nero. 

Il Potere del Mago è quello di trasformare la realtà cambiando la struttura della coscienza e creando un campo energetico intorno a se in grado di realizzare le aspirazioni del Sovrano ma il più grande limite di Howl e di non riuscire a trasformare la sua coscienza. Lui non parte in guerra per schierarsi con qualcuno ma parte in guerra solamente per attaccare un “nemico”.

L’aspetto ombra di questo archetipo e quello di usare il potere a scopi malvagi o egoistici, evocando le forze del male, come quando Howl si lascia morire sulla sedia fino a sciogliersi, e vediamo ombre scure danzare sulle pareti del castello, per essere poi portato da Sophie nella sua camera dopo un bel bagno caldo.

Calcifer e il mito di Prometeo

Per il filosofo greco Eraclito il fuoco è uno e multiplo, è se stesso e ad ogni istante è diverso da sé. Eraclito intuisce che essere e divenire sono strettamente congiunti, che essere sé e trasformarsi in altro non sono due stati completamente distinti e separati.

Questo elemento naturale, nel film, è rappresentato dal personaggio di Calcifer, un demone del fuoco che parla di sé stesso al plurale (noi ci chiamiamo Calcifer), e che come rivelerà a Sophie, è prigioniero di Howl che lo obbliga a lavorare affinché entrambi restino in vita. Howl e Calcifer sono infatti legati intimamente l’uno all’altro, così come Calcifer è direttamente legato al castello e alle porte che si affacciano su vari mondi e che Howl attraversa nelle diverse scene. Se Calcifer si spegne il Castello cade a pezzi e muore anche Howl.

Già nella mitologia greca il fuoco rappresenta la sete di conoscenza dell’uomo, come nel mito di Prometeo che rubò il fuoco agli Dei per donarlo all’uomo pagando, come prezzo per la sua azione, la condanna di Zeus. Il fuoco rubato da Prometeo rappresenta la fiamma della conoscenza, che sarebbe dovuta restare nelle mani degli Dei: la trasgressione del Titano lo condanna a rimanere legato a una roccia per l’eternità e il suo fegato verrà mangiato da un avvoltoio rigenerandosi ogni volta.

Calcifer, come Prometeo, si sente intrappolato, e come Howl, si dimostra spesso indisponente e impaziente vantandosi dei suoi poteri. Ma è bloccato nel camino, non si può spostare da solo, e il castello si muove grazie al calore che proviene da Calcifer. Howl rinunciando al proprio cuore per acquisire il potere si ritrova schiavo di Calcifer, che a sua volta è schiavo di Howl. Calcifer condivide lo stesso destino di Howl.

Sophie e Calcifer stabiliscono subito una complicità e il loro rapporto sembra essere più caloroso del sentimento iniziale tra Sophie e Howl. Proprio perché lo stregone non possiede un’anima, Sophie può entrare in contatto più intimo con lui alimentando Calcifer. Il fuoco diventa simbolo di quell’amore che è assente nel Castello e nei suoi abitanti e che, come Prometeo, Sophie “ruba” agli Dei per portarlo ad Howl.

Calcifer vorrebbe liberarsi da Howl ma finché è vincolato al patto che li incatena si mostra insofferente e vorrebbe recidere il legame ma quando Howl, grazie all’amore di Sophie, riacquisterà la sua anima, il demone deciderà di rinunciare alla libertà spinto dal bisogno di rimanere con chi ama.

Conclusioni

All’inizio del film Howl fugge e non c’è nulla e nessuno che lo convinca a rimanere, all’interno del castello troviamo disordine e sporcizia perché Howl non ha tempo di fermarsi e di guardarsi dentro ma ha bisogno di qualcuno che gli faccia da riflesso.

C.G. Jung considera l’ e l’Animus tra i simboli che formulano l’archetipo del . Anima, scritta con la A maiuscola per differenziarla dal concetto religioso, costituisce la totalità delle qualità psicologiche femminili di un uomo mentre Animus di quelle maschili in una donna. Secondo Jung e Animus influenzano gli atteggiamenti e le interazioni di una persona, inconsapevole di sé, con il sesso opposto perché tutto ciò che resta inconscio viene percepito e trasferito negli altri creando problemi relazionali. L’integrazione cosciente di e Animus, tramite il ritiro della proiezione, è importante per lo sviluppo della personalità ma non è un processo facile per tutti.

All’inizio Sophie è attratta dall’aspetto esteriore di Howl perché rappresenta tutto quello che lei non conosce di se stessa e proietta sulla sua immagine: è colorato, dinamico, libero e indipendente ma allo stesso tempo sarà Sophie, che fingendosi una vecchia donna delle pulizie aiuterà Howl a mettere ordine dentro se stesso e maturare attraverso il suo amore dandogli ciò che gli mancava fino a quel momento: la stabilità, il contenimento, l’amore per se stesso.

L’uomo, come Howl, ha bisogno di una donna, per conoscere Anima, per esplorare il suo lato femminile. Noi abbiamo bisogno degli altri per conoscerci veramente e abbiamo bisogno di amare ed essere amati. Come scrive Hillman: “La riflessione può fare coscienza, ma l’amore fa anima.

La “perdita dell’anima” era già conosciuta dai cosiddetti popoli primitivi per indicare quando l’individuo si estrania da sé, non riesce più a trovare un contatto, all’interno, con se stesso e nemmeno con gli altri esseri umani, all’esterno. Finché non si riappropria dell’ quell’uomo non è più veramente umano. E’ “assente”. E l’anima non può essere solo persa ma anche posseduta, stregata, trasferita in un oggetto, in un animale o in un luogo come succede ad Howl. 

La vita di Howl cambia radicalmente quando incontra Sophie, perché è in quel momento che l’immagine esteriore perde importanza e il mago può iniziare a maturare, attraverso l’immagine del suo femminile interiore incarnato da Sophie, che in fin dei conti consiste nell’accettare le proprie emozioni e i propri sentimenti e nell’imparare ad esprimerli invece che fuggirli. E sarà proprio Sophie, che facendo un percorso di maturazione simile, sarà capace di vedere la bellezza interiore di Howl e, con l’esempio, dimostrarle che si può essere diversi e cambiare e sciogliere la maledizione di entrambi.

Tutto il film sembra essere una continua scoperta dell’aspetto esteriore dei personaggi che non sempre coincide con la loro interiorità. Sophie dietro il corpo da vecchia nasconde e sviluppa uno spirito fanciullesco, Howl alterna un aspetto da principe alle somiglianze del corvo oscuro, la Strega delle Lande, che sembra perfida ed egoista in realtà si rivelerà una vecchina dolce e mansueta che vuole solamente essere amata da Howl, la Maga Suliman, apparentemente saggia e docile una spietata donna assettata di potere e infine testa di rapa un principe trasformato da un incantesimo. Sophie sarà l’unica che riesce ad andare oltre le apparenze e a percepire l’ delle persone e sarà lei a donare nuovamente il cuore, e quindi l’anima, ad Howl.

Howl: “Ma che baccano, che cosa c’è da schiamazzare? Ah! [Grido di dolore mentre tenta di alzarsi.] Ma è terribile, ho il corpo che sembra un sasso!

Sophie: “Proprio così. L’animo ha il suo peso.

Howl: “Sophie, i tuoi capelli si sono tinti della luce delle stelle! Che splendore

Sophie: “Howl, ti amo tanto, che gioia!

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Chi siamo Tiziano Cerulli

Psicologo e Istruttore di mindfulness ad approccio immaginale

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